Migranti e disabilità, una doppia invisibilità che rischia di fare paura
Riportiamo questo interessante articolo, pubblicato sul sito di Press-IN
https://www.pressin.it/articolo/67328/
Migranti e disabilità, una doppia invisibilità che rischia di fare paura
InVisibili Blog del 17/05/2021
Alì gira fra le auto ferme al semaforo piroettando con le sue stampelle per raggranellare qualche spicciolo. Gli manca la gamba destra. E’ stato un incidente ferroviario a portargliela via, a ridurlo così, ma poteva andargli molto peggio. Poteva perdere anche la vita sotto al treno che lo ha colpito. Eppure, continua a darsi da fare, a ridare un senso al suo viaggio migratorio che dal Marocco lo ha portato in Italia a cercare maggiore fortuna. Non l’ha trovata al momento. E non sa cosa gli riserva il futuro, vista la condizione fisica in cui si trova che non gli permette di lavorare come invece aveva immaginato di fare. E neanche a Mamadou, del Mali, le cose vanno meglio. Ospite per più di un anno e mezzo di un progetto SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati – per persone vulnerabili, da quando ha lasciato la struttura di accoglienza è sprofondato in un declino psicologico che non gli consente di guardare con ottimismo il suo avvenire. Entrambi migranti, entrambi con forme diverse di disabilità.
Come Alì e Mamadou in Italia sono migliaia le persone migranti con disabilità che, molto spesso, vivono una doppia condizione di invisibilità. Perché hanno maggiori difficoltà di accesso ai servizi, al lavoro, alle cure, ai diritti e faticano anche a farsi conoscere sia dalle associazioni che normalmente si occupano di migranti, sia dalle realtà che si occupano di persone con disabilità. Hanno disabilità fisiche, sensoriali o di salute mentale. Sono sempre più numerosi i migranti forzati e richiedenti asilo che presentano rischi di disturbi mentali, stress post-traumatico e sofferenza relativi alla loro condizione attuale, dovuta all’esilio in una terra sconosciuta. Perché a causa delle numerose crisi umanitarie, delle guerre e della violazione sistematica dei diritti umani, molti migranti presentano forti traumi psicologici dovuti a quello che hanno visto o subìto nel loro Paese, al viaggio per arrivare in Italia, alle violenze di cui sono stati vittime. Una condizione clinica a cui non sempre i servizi sanitari territoriali o le associazioni che si occupano di immigrazione riescono a rispondere, ad offrire un’assistenza adeguata. E così, i migranti con disabilità rischiano di diventare ancora più invisibili, più emarginati, più discriminati.
Ma quanti sono i migranti con disabilità presenti in Italia? Impossibile dare una risposta certa. E la mancanza dei dati non aiuta a comprendere bene la vastità del fenomeno e a programmare seri interventi per migliorare le loro condizioni di vita e contrastare forme di povertà, di discriminazioni, di esclusione sociale. Un contributo prezioso in questo senso lo hanno dato di recente Giampiero Griffo e Lavinia D’Errico che hanno curato il libro “I rifugiati e i richiedenti asilo con disabilità in Italia” (Mimesis Edizioni).
«Esistono persone che, all’interno delle dinamiche migratorie, subiscono discriminazioni multiple che aggiungono stigma a stigma: sono i migranti con disabilità. Non se ne conosce il numero, non se ne analizza la situazione, raramente ci si preoccupa della loro inclusione sociale: per loro è compromessa la tutela dei diritti umani, in particolare del diritto alla salute» è scritto nel volume. In particolare, «le donne migranti con disabilità, poi, vivono condizioni ancora peggiori dei loro compagni di viaggio maschi, essendo sottoposte a multi-discriminazioni e a trattamenti tradizionali nei loro paesi, non giustificate dal Corano, ma odiose e inaccettabili in Italia, come le mutilazioni genitali».
Secondo i due curatori del libro, inoltre, due grandi carenze producono effetti molto negativi nel campo dell’inclusione ne tessuto sociale delle comunità in cui si risiede.
«La prima è la mancanza di formazione sul tema della disabilità da parte degli operatori che si occupano dei richiedenti asilo e rifugiati. Assenze si segnalano nelle formazioni del terzo settore competente, negli aggiornamenti degli operatori pubblici, nelle formazioni universitarie». La seconda carenza, invece, «è la scarsità di dati su queste persone» e «quando non ci sono dati, non ci sono politiche e azioni».
Anche per questo, diventa fondamentale se si vuole affrontare in maniera organica il tema dell’immigrazione in tutte le sue sfumature, far conoscere la condizione dei migranti con disabilità, sensibilizzare le istituzioni pubbliche e private che se ne occupano, favorire reali percorsi di cura e di inclusione che tengano conto dei vissuti e delle ferite dei migranti che nonostante tutto continuano a sognare un futuro migliore nel nostro Paese.
di Emiliano Moccia