San Berillo, il video dell’odio
Il dopocena, soprattutto a Catania, coincide con le “ore piccole” e non può che concludersi con una passeggiata.
Anche i politici non sfuggono a una tale regola, e così, qualche giorno addietro, due illustri esponenti della “nouvelle vague” salviniana, Fabio Cantarella(assessore catanese all’ecologia) e Stefano Candiani (sottosegretario agli interni), hanno scelto per la loro promenade notturna di recarsi all’interno del quartiere San Berillo.
Consapevoli, però, del ruolo pubblico rivestito, hanno voluto dare anche un significato politico a questo loro girovagare (tra via Pistone, via Buda, via Carro, via delle Finanze) condensando in un breve video, addirittura in diretta Facebook, le loro impressioni e considerazioni.
Candiani ha mostrato particolari competenze urbanistiche (sic!) domandandosi, innanzitutto, perché una zona così pregiata con palazzi costruiti “più o meno nel Seicento e nel Settecento” sia stata ridotta in pessime condizioni.
Neanche il tempo di riflettere sulla domanda, che a una certa distanza si vede un uomo, secondo Cantarella, “un extracomunitario completamente ubriaco o drogato”.
L’arrivo di una macchina della Polizia tranquillizza, comunque, i due e, nonostante dalle immagini sembri avvenire il contrario, i nostri decidono che gli agenti abbiano portato via il pericoloso soggetto.
Non basta. Candiani, per rassicurare chi segue la diretta, dice che si trovano in questo luogo di perdizione, ma adeguatamente scortati (evidentemente, in qualche modo, stanno esplicando un ruolo istituzionale) e invita gli ascoltatori a non frequentarlo, perché particolarmente pericoloso, in quanto “quartiere ormai in mano agli immigrati clandestini”.
Dove, come conferma Cantarella, regnano spaccio contraffazione e prostituzione. L’arrivo delle ruspe sembrerebbe l’unica soluzione, non essendoci nulla da salvare.
Quest’analisi, articolata e rigorosa, produce subito positivi effetti fra gli ascoltatori/commentatori.
E, infatti, vengono postate da questi ultimi altre interessanti riflessioni: “Feccia”, “Schifosi delinquenti”, “Metterli nei forni compresi i ds”, “ E’ bello l’odore del napalm la mattina”, “Forza con la ruspa”, “ Alle docce”, “ Buttateli”, “ Bruciate tutto”, “Portateci la Boldrini e tutti i radical chic”, “Maledetti clandestini”,” Buttateli a mare da dove sono venuti” “Lancia Fiamme”, ecc. pensieri, si fa per dire, che non risulta siano stati immediatamente cancellati dal profilo Facebook del Cantarella.
Di fronte a tutto ciò, l’Associazione Antimafie “Rita Atria”, ha dato mandato a un legale (l’avvocato Goffredo D’Antona) per proporre formale denuncia nei confronti dei due politici e degli utenti Facebook protagonisti dei commenti più ignobili.
Nella denuncia, fra l’altro, si legge: “Sostenere che un quartiere è in mano ai clandestini che spacciano droga, che non se ne può più, che quel quartiere per colpa dei clandestini è una bolgia dantesca, purtroppo, in un periodo storico come il nostro, scatena quell’odio, per ora solo sui social, ben decritto in quei commenti che non sono solo disgustosi, ma fatti costituenti reato.
“Fermo restando che è gravemente offensivo nei confronti delle migliaia di personeuomini e donne di tante etnie, che lavorano e vivono in quel quartiere. Vi è un limite alla propaganda politica. Questa non può mai e poi mai creare odio. Men che mai deve essere finalizzata a quello scopo”.
Conseguentemente, si chiede al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania di procedere per violazione della Legge 25 giugno 1993 n. 205 e successive modifiche (legge Mancino, “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa).
Apriti cielo. Insorgono subito alcuni mezzi di informazione cittadini.
La Spia Press si chiede se l’Associazione“Rita Atria” non sia andata al di là dei suoi compiti statutari. Sfortunatamente per l’estensore dell’articolo, tra le sue finalità vi sono: la “promozione e la diffusione della cultura della legalità, di una coscienza antimafiosa, antifascista e antirazzista”.
Secondo L’Urlo c’è addirittura un problema di democrazia, si “vuole impedire a due politici di Matteo Salvini, votato e quindi eletto dagli italiani per le sue posizioni forti, di esprimere la loro opinione”.
Eppure, non dovrebbe essere difficile capire che ai soggetti politici, per giunta al governo sia a livello nazionale che locale, tocca proporre e praticare soluzioni, non fare propaganda. Tranne se si ritiene che Facebook possa sostituire tutti i dovuti passaggi istituzionali.
Le Iene Sicule, bontà loro, ritengono irricevibili i commenti, che, però, non avrebbero nulla a che vedere con i due politici. Evidentemente, per questa testata, non sono state le cose dette da Cantarella e Candiani durante la diretta, a sollecitare quelle reazioni vergognose.
Inoltre, in quasi tutti gli articoli, sembra che l’interesse della società civile per San Berillo nasca solo ora. Niente di più falso, da oltre venti anni anni tante realtà, autofinanziate e autogestite (ricordiamo la L.I.L.A., il Comitato Babilonia, Il Comitato Cittadini Attivi di San Berillo, l’ARCI, Trame di Quartiere) hanno lavorato, e alcune continuano a lavorare, per rendere vivibile il quartiere, che, pur tra tante difficoltà, non è quello sommariamente descritto nel video.
Sono stati, inoltre, recuperati importanti immobili, in via Buda c’è il Museo Reba, scritti libri come “Davanti alla porta”, di Franceso Grasso, sono avvenute rappresentazioni teatrali e festival di poesia.
Va, infine, sottolineato che queste Associazioni si sono mobilitate contro il disinteressemostrato da tutte le Amministrazioni comunali, che ricordiamo in sequenza: Bianco, Scapagnini 1 e 2, Stancanelli, Bianco. Forse gli autori degli articoli sono molti giovani, ma, se vogliono, possono trovare abbondante materiale da consultare, basta chiedere.
Infine, esiste un secondo video dove Candiani esalta il recupero di piazza Goliarda Sapienza, attribuendolo, incredibilmente, a un locale che avrebbe reso l’ex piazza Delle Belle vivibile e auspicando che lo stesso processo avvenga nelle altre parti del quartiere.
Un video che, ovviamente, non ha avuto la pubblicità del primo (avrebbe rischiato di rendere poco credibile l’idea del quartiere in mano alla “mafia extracomunitaria”), ma che è comunque interessante. Anche in questo caso, infatti, al di là dello spot pubblicitario per il locale, si continua a ignorare il lavoro di chi effettivamente ha contribuito a recuperare quello spazio auspicandone una fruizione collettiva.
Che ha concretamente sviluppato un’altra idea di Città, dove non c’è posto per le ruspe.